Alcaraz svogliato e a corrente alternata, Sinner lo sbrana
(Gaia Piccardi) Non c’è l’intensità incendiaria di Parigi né il leggendario pathos di Church Road. Come potrebbe essere altrimenti? Ma, senza scomodare gli Slam, a differenza di Six Kings edizione 2024 manca proprio lo spessore della partita. La finale dell’esibizione più ricca della stagione è un possedimento di Jannik Sinner, a cui Carlos Alcaraz partecipa svogliatamente, a corrente alternata, producendo più errori che colpi vincenti.
Il prize money di Riad, i 6 milioni di dollari per il King, forse meritavano uno show diverso: nessun incontro invece è andato al terzo, Djokovic nel pomeriggio è durato appena un tie-break, si sono visti undici set giocati e 105 game in tre giorni di tennis dimenticabile. A livello di spettacolo ha deluso anche la finale, sbranata da Sinner con l’appetito che gli faceva gorgogliare lo stomaco da New York. L’inerzia torna dalla parte dell’azzurro anche se la vittoria con jackpot di Six Kings non vale per le statistiche. Però anche conquistare un’amichevole può spostare equilibri sottili.
Sinner è subito aggressivo: imposta la partita in modo da togliere tempo ed ossigeno ad Alcaraz, costretto a fronteggiare tre palle break nel primo turno di servizio. Ci mette del suo, con un doppio fallo. 1-0 Italia e tentativo di fuga. La curiosità è verificare se il servizio dell’azzurro è al livello (siderale: 83% di prime in campo) della semifinale con Djokovic, il veterano che si ritira con Fritz nella sfida per il terzo e quarto posto: la decisione getta un’ombra lunga sulla partecipazione alle Atp Finals del serbo. I segnali sono positivi: l’azzurro tiene con un ace la sua battuta (2-0). Alcaraz capisce che restare dietro a fare a pallate con questo Sinner è una perdita di tempo. Estrae dalla manica una manciata delle sue mille variazioni, ma a palla corta risponde la contro-smorzata di Jannik. È sfuocato, Harry Potter. La magia gli esplode tra le mani con il secondo break del rivale (4-1), che fiuta l’occasione. Con estrema facilità, Sinner chiude il set 6-2. Manca la reazione di Alcaraz, manca la qualità dell’agonismo che di solito la rivalità tra i due predestinati innesca.
Tenuto lontano dalla riga del campo dai traccianti dell’azzurro, Alcaraz non riesce a fare quel passo che gli permetterebbe di anticipare la palla e prendere in mano lo scambio. Ogni tanto trova una soluzione, spesso spettacolare. Ma sembra tutto estemporaneo, non frutto di un progetto e Jannik gli è subito addosso, non lo lascia respirare.
Sul 2-2 del secondo set ci sono altre cinque palle break da cancellare per Carlitos (tre con ace), sempre più impiccato alla sua odierna e inusitata velocità di crociera, non all’altezza dell’arcirivale. Sul 3-3 il match che sale d’intensità restituisce linfa allo spagnolo, ma ci pensa la pressione alla risposta imposta da Jannik a far riaprire le crepe del numero uno. Al settimo game, le palle break sono due: il catenaccio di Alcaraz non serve ad arginare lo straripante Sinner di Riad. 4-3, 6-4.
Italia batte Spagna a Riad, palla al centro. Coriandoli nei capelli, foto di rito, arrivederci all’anno prossimo, amici sauditi. Sinner vola all’Atp 500 di Vienna, dove lo aspetta il primo turno di un vero torneo contro Altmaier, come a Shanghai prima del crampo; Alcaraz si prende una pausa. Si rivedranno a Parigi, sotto le volte del palazzetto indoor a La Defense, e poi a Torino per le Finals. (Notizie dagli altri mondi: Jasmine Paolini ottiene la qualificazione al Master, proprio a Riad dal primo novembre, grazie alla semifinale a Ningbo, in Cina, e Holger Rune, il danese che per un periodo è stato indiziato di poter essere il terzo incomodo nella rivalità sinneralcaraz, esce tra le lacrime a Stoccolma: la rottura del tendine d’Achille lo terrà fuori (almeno) per sei mesi. Il più crudele dei contrappassi).